Il principe dei ladri: Robin Hood di Alexandre Dumas

Berretto verde sormontato da una piuma di airone. Un completo attillato di panno verde e calzari di cuoio. Dietro le spalle una faretra piena di frecce.

Si avete indovinato, è Robin Hood
Pelle bianca come l’avorio, occhi azzurri e capelli neri. Un aspetto coraggioso e padrone di sé nonostante la giovane età.
Al suo fianco un monaco sanguigno, spaccone abile nel mangiare quanto nel darle di santa ragione.
Il suo nome è frate Tuck.
Dai primi capitoli di questa avventura è chiaro che l’immagine che ho in testa della Disney deve scomparire.
Little John è un colosso ok ma Marian ad esempio ha un fratello che vuole sposarsi con la figlia dello sceriffo di Nottingham.
Se ricordate il cartone, quest’ultimo era collerico e poco empatico, al limite del ridicolo.
Dumas lo disegna proprio così. Almeno questo coincide.
È attorno al suo pessimo carattere che si sviluppa la storia.
Il fratello di Marian, Allan, vuole sposare Christabel, figlia dello sceriffo che è contrario al matrimonio con tutte le sue forze. Il suo umore iroso, la convinzione di poter dettar legge su tutto e tutti lo rendono un nemico perfetto quanto losco e crudele.
Sarà proprio il tentativo di riunirsi dei due innamorati a coinvolgere Robin Hood.
Il suo appellativo non fa riferimento alle ruberie né al famoso motto “levava ai ricchi per dare ai poveri”. Egli è ladro perché vive perennemente in allerta, si nasconde, è temuto e molti vorrebbero metterlo a tappeto. E’ considerato un fuorilegge perché non rispetta quelle regole che calpestano i diritti umani e che sanno di oppressione.
Incontri segreti, catture e prigionie. Combattimenti all’ultima freccia, agguati nella foresta, scontri violenti e fughe tra passaggi segreti e nascondigli.
Robin Hood, stregato dalla bellezza di Marian, imbattibile con l’arco, onesto e impavido durante gli scontri farà di Little John la sua guida.
Rimarrà fedele alle promesse fatte cercando sempre e comunque di agire con giustizia ed equità.
La simpatica Lady Cocca dysneiana purtroppo è sostituita da una dama di compagnia (Maude) affascinante e un po’ frivola che non ha nulla di materno o protettivo nei confronti di Marian. All’appello manca anche il Principe Giovanni ed il suo perenne pollice in bocca poiché il re qui è Enrico II° che viene nominato ma non ha un ruolo definito.
Nonostante le assenze, è stata una grande avventura.
Robin Hood, che pensa come un saggio ma agisce come una vecchia volpe è un personaggio carismatico e avvolgente. Le sue qualità unite a un’integrità morale ineccepibile lo rendono un eroe perfetto.
Ingiustamente privato della sua eredità, colpito negli affetti più cari e allontanato dall’amata, passa i suoi giorni tra nascondigli e scontri.
Al suo fianco Dumas inserisce personaggi di tutti i tipi dai traditori ai maliziosi, dagli egoisti agli integerrimi.
Come è tipico del suo stile, l’attenzione è sempre puntata sulla morale, sulla correttezza delle azioni e del pensiero e sul destino che alla fine premia sempre chi lo merita.
Dopo un primo simpatico disappunto dovuto alla differenza tra la vera storia del principe dei ladri rispetto a quella Disney, è stato possibile godere appieno di tutto il romanzo.
Dumas rimane esperto nei cambi di rotta, nei colpi di scena che poi mitiga con dialoghi o descrizioni di grandi sentimenti. Con lui ogni storia ha sempre un ritmo alto, un coinvolgimento totale.
È stato divertente scoprire il vero Robin Hood della letteratura ed è stato altresì di grande intrattenimento leggerne le gesta eroiche.
Autore: Alexandre Dumas
Editore: Crescere
Pagine: 288
Prezzo:4.90 eur
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